A.N.FU.GI. - FUNZIONARI STATALI Aderente alla UGL - ANDCD
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09/05/2002 - LA CALUNNIA...UN MALE INCURABILE

Oggi chi vi scrive non ha nulla da comunicarvi su ricorsi, leggi, riforme, ma approfitta della benevolenza dei lettori del nostro sito, per rispondere ad un recente articolo pubblicato sulla rivista "Riforma Amministrativa", rivista edita da una "gloriosa" sigla sindacale, quale è la Dirstat. La collega Ratti, firmataria dell'articolo, investe alcune colonne di tale rivista per sollecitare alcune riflessioni dei lettori sull'operato di questa associazione, ma anche per porre qualche dubbio sulla moralità di alcuni componenti della Segreteria Nazionale. Evitando qualsiasi polemica con la Dirstat e con la collega Ratti, ma soltanto per amore verso i lettori e verso i colleghi oggi approfittiamo dello spazio offertoci per "asciugare" le lacrime di commozione della collega, commozione provocata da un articolo scritto e pubblicato qualche tempo fa, con il quale si davano comunicazioni in merito alla approvazione della legge istitutiva della vicedirigenza. Con uno scontato tono ironico, la "dolce" collega descrive il suo stato di commozione nel leggere il ns. articolo (ve lo ricordate "che sia l'inizio di una nuova epoca") che sembrerebbe avergli "riesumato" quella coscienza di categoria, che, a detta sempre della collega, sarebbe sempre più un valore raro. Ora vorrei, se possibile, evitare di provocare il "torrente di lacrime" della collega, ma per amore della verità tengo a precisare a tutti i lettori che questa associazione non vuole assolutamente rivendicare alcun merito o alcuna presunta paternità. Questa associazione non vuole né medaglie, né vuole fregiarsi di vuoti "pennacchi". Non ci interessano. Vero è , però, che ognuno di noi si è adoperato con ogni mezzo ed in ogni sede per accelerare l’approvazione della legge, "correggendone" la brutta piega che stava assumendo, perché altri la volevano diversa, allargata a soggetti estranei ai funzionari (cara Ratti te lo ricordi che noi siamo C2 e C3), solo e soltanto per fini propagandistici e "di tessera".
L’apice della commozione comunque la collega lo ha raggiunto, allorquando con sapiente malizia (non voglio usare termini quali "subdola scorrettezza", proprio perché chi scrive crede ancora alle pagine del libro Cuore ) pone dei dubbi sulla valenza morale del collega D’Antonio, membro della segreteria, nel rivestire il doppio incarico di sindacalista e di delegato del Ministero della Giustizia in sede di contenzioso. Ora sui motivi di opportunità richiamati dalla collega stendo un velo pietoso, me è senza dubbio utile ricordare alla collega Ratti, che Pierluigi D’Antonio, così come ogni iscritto di questa associazione, ha in primo luogo a cuore il proprio lavoro e lo svolge nell’interesse della propria funzione pubblica (cara Ratti se non comprendi il senso di ciò, puoi fartelo spiegare da quei poliziotti della Questura di Napoli, che hanno dovuto eseguire ordinanze di custodia cautelare nei confronti di colleghi con i quali un attimo prima avevano preso un caffè). Né, cara Ratti, l’assumere tali incarichi ti apre le porte per ottenere il famoso "piatto di lenticchie" (rectius titoli valutabili), in quanto nessuno tra i membri del Direttivo di questa Associazione ha mai avuto il minimo beneficio dal fare attività sindacale per una categoria presa a calci da chiunque e che oggi vede un po’ di luce grazie al sacrificio di chi, come Pierluigi ed altri colleghi, si è seduto ai tavoli sindacali, ai tavoli politici ed ha avuto il coraggio di far prevalere la forza della propria ragione e delle proprie idee (non le chiacchiere da bar) contro tutto e tutti. E questo è avvenuto ed avviene in un momento storico in cui da una parte la triplice sindacale voleva annientarci, dall’altra parte le associazioni che, seppur autodichiaratesi di tutela dei direttivi, hanno solo e soltanto rappresentato gli interessi dei dirigenti. E ricordo con immensa tristezza ciò che la tua sigla sindacale propose come alternativa al C.I. che il Ministero della Giustizia ci ha imposto. Cara Claudia noi non crediamo ai girotondi dinanzi al Parlamento, non abbiamo mai avuto nessun onore dal combattere ogni giorno per la tutela dei nostri diritti, ma siamo contenti di farlo. Anche per te. Da ultimo chi ti scrive, così come la metà degli iscritti ANFUGI, è stato iscritto alla tua sigla sindacale, ma poi ne è immediatamente fuoriuscito.
Secondo te perché?

Con affetto
Luigi Ricciardi